RAVENNA FESTIVAL 2024
Teatro Rasi
Programma
Esecutori
L’ AMFIPARNASO
(trascrizione di Sergio Balestracci)
Concerto Vocale e Strumentale
LA STAGIONE ARMONICA
Sergio Balestracci, direttore
Alessia Donadio, Alessandro Bressanello – attori
Regia di Alessandro Bressanello
Silvia De Rosso – viola da gamba
Carlo Rossi – organo
Sergio Balestracci – flauto
Soprani
Federica Cazzaro
Stefania Cerutti
Silvia Pollet
Silvia Toffano
Contralti
Laura Brugnera Muraro
Maria Cosma
Viviana Giorgi
Tenori
Alessandro Gargiulo
Michele Da Ros
Domenico Farinacci
Bassi
Filippo Bordin
Alessandro Magagnin
Alessandro Pitteri
Nicola Rampazzo
Orazio Vecchi, vissuto tra la fine del ‘500 e i primi anni del secolo XVI, prestò prevalentemente la sua opera in qualità di maestro di cappella del duomo di Modena: fu quindi uomo di chiesa come il suo illustre contemporaneo Banchieri. Perciò la sua produzione musicale profana, più che verso il madrigale, si rivolse alle forme di intrattenimento più semplici e divertenti, espressione dell’arguto passatempo di chi era principalmente dedito alla serietà del suo ufficio e specchio di una piccola cerchia provinciale. I modelli letterari di Vecchi non sono i poeti di moda all’epoca (Tasso, Guarini, Petrarca), ma più dimessi poeti dialettali come l’autodidatta Giulio Cesare Croce, autore del fortunato libro sulle avventure di Bertoldo. Peraltro, le composizioni che noi oggi conosciamo costituiscono la prima testimonianza sulla commedia dell’arte in musica nei primi tempi dell’età barocca. Si tratta di composizioni polifoniche in cui i personaggi non agiscono nella scena, come sarà per il melodramma nato di lì a poco; ma il teatro è continuamente alluso, implicito e la musica si presta ad un utilizzo in qualche modo più libero, con quell’integrazione-alternanza di suono, canto, recitazione, danza, mimo, cara appunto alla commedia dell’arte.
Così nell’Amfiparnaso vediamo agire maschere tradizionali come Pantalone (il vecchio avaro, satiro, balbuziente) e il suo servo (Arlecchino), qui chiamato Predolino, gli innamorati (Lucio e Isabella), il pedante erudito (Balanzone) qui chiamato Graziano, come nella Pazzia senile di Adriano Banchieri. Nell’Amfiparnaso, più che un vero e proprio intreccio, che invece è presente nella Pazzia senile, vediamo una rappresentazione di caratteri o di scene a sé stanti (come la descrizione satirica di un interno con il vociare di un gruppo di ebrei).
Sergio Balestracci