da Josquin Desprez a Giuseppe Tartini
dedicato a Daniele Carnovich
Programma
Esecutori
Claudio Merulo
Toccata Prima del V tono, da Toccate d’intavolatura d’organo, Libro Secondo
Canto Gregoriano Ave Maris Stella
Josquin Desprez Ave Maris Stella, mottetto a 4
Andrea Gabrieli Ricercare Arioso
Domenico Scarlatti Magnificat a 4 voci
Giovanni Gabrieli Canzon a 4 per organo
Giuseppe Tartini, Tantum Ergo e Salve Regina
Orazio Tarditi Salve Regina
Concerto Vocale e Strumentale
LA STAGIONE ARMONICA
Direttore Sergio Balestracci
Organo Roberto Loreggian
La Stagione Armonica dedica questo concerto al carissimo amico Daniele Carnovich, recentemente scomparso, con cui aveva condiviso tante esperienze umane e musicali.
4 Luglio 2021, Domenica Ore 16:00
Auditorium C. Pollini, Padova
due turni
ore 16:00 e ore 19:00
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA
mail: info@amicimusicapadova.org
tel: 049 8756763 (lun/ven – 11/16)
Questo programma è come un lampo che improvvisamente illumina alcune tra le più belle pagine della polifonia sacra tra ‘5 e ‘600.
La presenza di Josquin Desprez, di cui quest’anno ricorre il quinto centenario della morte, in un così breve programma antologico è il doveroso tributo ad un grande maestro fiammingo, vissuto tra la fine del XV secolo e l’inizio del secolo seguente, la cui arte polifonica fu l’origine di ogni sviluppo del linguaggio musicale nei duecentocinquant’anni successivi. Fra le molte composizioni di quest’autore, attivo per molti anni in Italia si è scelto il mottetto basato sull’inno Ave maris stella a quattro voci, significativo esempio della polifonia che attinge i suoi spunti dal bellissimo inno gregoriano.
Il Magnificat di Domenico Scarlatti, per molto tempo considerato perduto, il cui manoscritto è da identificarsi con quello del Fondo Santini della Biblioteca Diocesana di Münster, appartiene quasi certamente al periodo romano, quando Domenico era poco più che ventenne e si stava affermando non solo come organista, ma anche come compositore di musica sacra. Il manoscritto varcò appunto le Alpi insieme a varie altre musiche sacre trasferite dall’abate Fortunato Santini a Muenster nell’ottocento. Si tratta di uno dei brani di maggior rilievo, insieme allo Stabat Mater a dieci voci, che ci danno un’idea della maturità del giovane compositore, oggi ben più noto per la sua successiva produzione di sonate per il clavicembalo.
Nel brano di Tarditi la ricerca di una spiritualità più raccolta sono i tratti caratteristici della scuola romana e della sensibilità camaldolese, l’ordine cui Tarditi appartenne. Due parole in più su questo autore meno noto: la produzione musicale instancabile di questo monaco camaldolese fu così apprezzata, non solo durante la sua vita, che negli archivi di musica sacra di molte diocesi italiane si trovano ancora oggi sue opere manoscritte o a stampa. Su questo autore, nato a Roma nel 1602 e morto a Forlì nel 1677, le poche notizie derivano dalle intestazioni o dalle dediche delle sue opere pubblicate. Divenuto monaco camaldolese a Ravenna, nel 1617, lo troviamo organista al Duomo di Arezzo nel 1625 e successivamente attivo nei più importanti centri camaldolesi: organista a San Michele di Murano nel 1629, maestro di cappella al Duomo di Volterra nel 1637, a quello di Forlì nel 1639, a Iesi nel 1644, a Sant’Apollinare in Classe nel 1647 e successivamente maestro di cappella al Duomo di Faenza, probabilmente fino alla data della morte.
I due brani per organo testimoniano l’alto livello tecnico ed espressivo raggiunto alla fine del ‘500 a Venezia dai compositori per quello strumento; Merulo, in particolare, era stato primo organista a San Marco, morto poi a Parma nel 1604. Giovanni Gabrieli successe a Merulo nella stessa carica e fu maestro di molti compositori italiani e stranieri (Schütz) all’alba del secolo XVII.
A causa della pandemia non è stato possibile celebrare l’anno scorso il duecentocinquantesimo anniversario della morte di Giuseppe Tartini che cadeva nel 2020. Lo facciamo oggi con due brevi composizioni che testimoniano anche nel campo della polifonia l’arte del grande violinista di Pirano d’Istria, per tanti anni attivo a Padova alla Cappella del Santo e sepolto nella Chiesa di Santa Caterina della nostra città.
SERGIO BALESTRACCI