Festival Pergolesi Spontini 2017
Programma
FRANCESCO BIANCIARDI (1570-1607)
- Fantasia per organo sopra ut re mi fa sol la
GIACOMO CARISSIMI (1605-1674)
- Messa a 5 voci sopra “Scolto havean”
Kyrie
Gloria
Credo
Sanctus
Agnus Dei
Ave verum corpus a 4 voci
FRANCESCO BIANCIARDI
Exultate Deo a 4 voci
Esecutori
Concerto Vocale e Strumentale
La Stagione Armonica
direttore Sergio Balestracci
La liturgia della messa domenicale è introdotta da un brano per organo di Francesco Bianciardi, compositore senese assai celebrato nel suo tempo, come è testimoniato dalla fonte di questa composizione. Si tratta infatti di uno dei pezzi inseriti nella famosa raccolta di brani in intavolatura tedesca per organo della Biblioteca Nazionale di Torino, segnata Giordano 8, redatta oltralpe e databile tra il 1637 e il 1640, testimonianza della fortuna del compositore toscano ancora diversi anni dopo la morte. Anche se quest’autore non fu allievo di Palestrina, il suo linguaggio in questa fantasia sull’esacordo, e più ancora nella produzione polifonica, si inserisce nell’ambito del rinnovamento messo in atto dal maestro romano, secondo i principi enunciati dal Concilio di Trento.La liturgia della messa domenicale è introdotta da un brano per organo di Francesco Bianciardi, compositore senese assai celebrato nel suo tempo, come è testimoniato dalla fonte di questa composizione. Si tratta infatti di uno dei pezzi inseriti nella famosa raccolta di brani in intavolatura tedesca per organo della Biblioteca Nazionale di Torino, segnata Giordano 8, redatta oltralpe e databile tra il 1637 e il 1640, testimonianza della fortuna del compositore toscano ancora diversi anni dopo la morte. Anche se quest’autore non fu allievo di Palestrina, il suo linguaggio in questa fantasia sull’esacordo, e più ancora nella produzione polifonica, si inserisce nell’ambito del rinnovamento messo in atto dal maestro romano, secondo i principi enunciati dal Concilio di Trento. La messa Sciolto havean di Giacomo Carissimi è condotta come parodia della propria serenata “I naviganti”, per due soprani, basso e basso continuo, databile anteriormente al 1653, il cui incipit testuale è appunto “Sciolto havean dall’alte sponde”. Questa messa a cinque voci, con due soprani, è composta dalle cinque parti canoniche dell’ordinarium e nella sua versione completa prevede un’alternanza di soli e tutti, come pure l’utilizzo di due violini concertanti sul basso continuo. In questo caso si è scelta un’altra redazione con il solo organo e con un’esecuzione completamente corale. Come è noto, questo compositore, dopo la breve parentesi ad Assisi, visse sempre a Roma come maestro di cappella di Sant’Apollinare e come insegnante presso il Collegio Germanico Ungarico; ebbe notevole fortuna e le sue composizioni sacre furono apprezzate e richieste in varie parti d’Europa, soprattutto per quanto riguarda l’oratorio in latino, concepito per l’elevazione morale, genere di cui Carissimi è sicuramente uno dei più importanti fondatori. La sua popolarità derivò essenzialmene da copie manoscritte delle sue opere che circolarono soprattutto fuori d’Italia, ad esempio in Francia; le messe, di cui solo quella a 5 e 9 voci vide la stampa nel 1666, vivente ancora l’autore, si collocano nel clima culturale della Controriforma, sulle orme del linguaggio palestriniano. Carissimi utilizza negli oratori una scrittura in cui sono comunque visibili le nuove espressioni della seconda prattica, come pure le tecniche drammatiche e rappresentative della monodia accompagnata, dimostrando invece nelle messe e nei mottetti un’esemplare padronanza del linguaggio polifonico e della sua tradizione. Nell’Ave verum l’autore si spoglia di ogni tecnica artificiosa per cercare un’estrema semplicità, condizione essenziale per un autentico richiamo di fede, utilizzando in modo limpido e coerente quell’andamento omoritmico (in cui tutte le voci cantano simultaneamente le stesse parole) che il Concilio di Trento aveva tanto raccomandato affinché il testo fosse ben comprensibile e fosse strumento di elevazione e di avvicinamento dell’anima a Dio. Infine il mottetto di Bianciardi Exultate Deo, brano molto conosciuto ed eseguito ancora per buona parte del secolo XVII, dopo il suo primo inserimento nella raccolta del 1596, chiude la celebrazione in uno spirito festoso di lode e di ringraziamento dei fedeli, al termine della messa.
Sergio Balestracci