Claudio Monteverdi (1567-1643)
Musica Profana
Le grazie d’amore
madrigali e sonate nell’età di Claudio Monteverdi
- CLAUDIO MONTEVERDI (1567-1643) – “De la bellezza le dovute lodi” a 3 voci
- CLAUDIO MONTEVERDI – “Clori amorosa” 1 a 3 voci
- DARIO CASTELLO (sec. XVII) – Sonata Terza a due canti e basso continuo
- CLAUDIO MONTEVERDI – “Ahi com’a un vago sol” a 5 voci concertato
- CLAUDIO MONTEVERDI – “Troppo ben può” 3 a 5 voci concertato
- CLAUDIO MONTEVERDI – “Et è pur dunque vero” a voce sola con violino
- TARQUINIO MERULA (1595-1665) – Chiacona a due canti e basso continuo
- CLAUDIO MONTEVERDI – “Zefiro torna” 4 a due tenori concertati
- CLAUDIO MONTEVERDI – “Non è di gentil core” a due soprani concertati
- CLAUDIO MONTEVERDI – “T’amo mia vita” 3 a 5 voci concertato
- DARIO CASTELLO – Sonata Quarta2 a due canti e basso continuo
- GIULIO CESARE MONTEVERDI (1573-1630) – “Deh chi tace il bel pensero” 1 a 3 voci
Questo è un programma d’intrattenimento, in cui il tema ricorrente è l’amore, nei testi dei madrigali, un concerto come si sarebbe tenuto in un palazzo antico per un pubblico colto e sensibile alla poesia. Sono qui rappresentati molti dei poeti alla moda del primo seicento: Gabriello Chiabrera (“Clori amorosa”), Giovan Battista Guarini (“Ahi com’a un vago sol”, “Troppo ben può”, “T’amo mia vita”), Ottavio Rinuccini (“Zefiro torna”), Francesca Degli Atti (“Non è di gentil core”), Ansaldo Cebà (“Deh chi tace il bel pensero”) e lo stesso Ferdinando Gonzaga (“De la bellezza le dovute lodi”). L’amore e la bellezza sono cantati tanto nella dimensione leggera degli Scherzi musicali, quanto negli accenti più profondi e commossi dei madrigali del quinto libro monteverdiano, al termine del quale per la prima volta compare la struttura del madrigale concertato nel clavicembalo. I tre madrigali solistici aggiungono intensità emotiva all’intrattenimento, soprattutto nel canto disperato di “Et è pur dunque vero”, dove si concentrano i temi più ricorrenti del tradimento, della delusione, della fede tradita. La forte intensità dei testi poetici è allentata dall’alternanza con sonate illustri (Castello era capo degli strumenti della Repubblica di Venezia); la ciaccona di Merula in particolare introduce il madrigale “Zefiro torna”, dal momento che questo è costruito sul basso della ciaccona, la danza di origine sudamericana così amata dai musici del tempo e così osteggiata dalla chiesa della controriforma per la sua presunta licenziosità, tanto da esser spiccata la scomunica verso chi la praticava. Il percorso poetico ha un titolo tratto dall’intestazione di un trattato sulla danza di Cesare Negri, pubblicato a Milano nel 1602: vi si alternano alcune tra le più raffinate composizioni vocali e strumentali che rappresentano l’eccellenza della cultura veneziana nella prima metà del seicento.