Friede auf Erden
(S.Balestracci, I.Pizzetti, K.Weill, A.Schönberg)
Friede auf Erden
Pace nel mondo con la musica
- “Un albero verde” a 4 voci su testo di Scipio Slataper (1915)
- “Messa da requiem” (1922)
- “Die Legende vom toten Soldaten” a 4 voci su testo di Bertolt Brecht (1922)
- “Friede auf Erden” op. 13 a 8 voci su testo di Conrad Ferdinand Meyer (1907)
Il programma di questo concerto si propone di portare all’ascolto alcune fra le più significative pagine corali del repertorio novecentesco e contemporaneo, con l’esplicito intento di celebrare la riconciliazione fra gli uomini e ribadire la condanna di ogni guerra.
Il piccolo bozzetto che apre il concerto è dedicato al tema della pace, per il trionfo della qualeneanche oggi si profilano maturi i tempi, pur con tutto quello che il mondo ha visto negli ultimi cento anni e che nulla sembra aver insegnato al rapace ottuso egoismo umano. L’occasione di questo breve brano è una citazione dal diario di guerra del triestino Scipio Slataper morto al fronte durante il conflitto; qui la descrizione terribile della distruzione si stempera nell’accorata visione della natura e del paesaggio sfregiati dall’insensatezza degli uomini.
I terribili anni della prima guerra mondiale erano appena trascorsi quando Pizzetti scrive il suo celebre Requiem. In un ideale percorso di pace, questa composizione vuole portare la riflessione dell’ascoltatore sul tema della fragilità della vita umana spesso minacciata dalla violenza cieca e dalla volontà di sopraffazione. Questo brano appartiene al periodo fiorentino del maestro parmense e si riallaccia ai diversi aspetti della tradizione liturgica riproposta con una sensibilità tardo romantica: l’imitazione delle voci (Requiem), la citazione dei canti fermi (Dies irae), la scrittura policorale (Sanctus), l’omoritmia (Libera me), ripensati con una nuova libertà espressiva nel trattamento delle dissonanze e dei metri. L’opera ha conosciuto e riscuote tuttora un notevolesuccesso per le esecuzioni che vengono riproposte da diverse compagini corali, in virtù di una naturale cantabilità con cui il tessuto vocale è condotto.
Il brano di Kurt Weill costituisce un significativo esempio della sua collaborazione con Brecht durata dal 1927 al 1930, che portò ad un rinnovamento del teatro musicale non solo in Germania. La rispondenza tra testo e musica, l’adozione di grandi temi civili, la visione non accademica della musica, l’intento di raggiungere un pubblico più ampio attraverso la contaminazione con forme più leggere come il cabaret, sono visibili anche in questo pezzo corale, in cui viene musicato un testo scritto da Brecht alla fine della grande guerra: ecco qui il soldatino mandato a morire anche dopo morto nella retorica e colpevole indifferenza di governanti, apparati militari, folle stordite e inconsapevoli. La forma di ballata omoritmica finisce per aggiungere drammaticità, piuttosto che attenuarla, a questo ennesima rappresentazione dell’uomo costretto ad uccidere suo malgrado. Infine, il pezzo di Schoenberg, destinato al Singverein di Vienna era inteso dall’autore come un pezzo “a cappella”, ma perle difficoltà incontrate nelle prove, fu aggiunta successivamente dall’autore un’integrazione orchestrale e solo il 9 dicembre del 1911 il brano poté essere eseguito, con un supporto strumentale tenuto costantemente su una dinamica molto tenue dal direttore Franz Schreker per lasciare il giusto risalto ai duecento coristi allora impiegati: nell’intenzione dell’autore l’accompagnamento orchestrale doveva servire solo per quella prima esecuzione, per maggior sicurezza dei cantanti. Il testo del poeta zurighese Conrad Ferdinand Meyer parte da un quadro natalizio per celebrare la pace il cui avvento sulla terra viene auspicato per le future generazioni come dimensione ideale e duratura. La stessa alternanza di consonanze dissonanze, di sezioni omofoniche e polifoniche corrisponde nella composizione di Schoenberg alla dialettica tra la tensione ideale verso la pace e la discordanza del mondo reale e dei suoi conflitti; anche l’oscillazionetra tonalità maggiore e minore contribuisce a dare il senso della polarità cielo-terra, disegno divino-violenza dell’uomo.