Gioacchino Rossini
(1792-1868)
Petite Messe Solennelle
- Kyrie – Christe – Kyrie (coro)
- Gloria in excelsis Deo (soli, coro)
- Gratias agimus tibi (contralto, tenore, basso)
- Domine Deus (tenore solo)
- Qui Tollis (soprano, contralto)
- Quoniam (basso solo)
- Cum Sancto Spiritu (coro)
- Credo (soli, coro)
- Crucifixus (soprano solo)
- Et resurrexit (soli, coro)
- Offertorium – Prélude religieux (pianoforte solo)
- Sanctus (soli, coro)
- O salutaris hostia (soprano solo)
- Agnus Dei (contralto solo, coro)
“Buon Dio, eccola finita questa povera piccola messa. Ho fatto della musica sacra o della musica dannata? Ero nato per l’opera buffa. Tu lo sai bene! Poca scienza, un po’ di cuore: ed è tutto. Sii dunque benedetto, ed accordami il paradiso”. Così Rossini chiudeva l’autografo della Petite Messe Solemnelle, “composta per la mia villeggiatura di Passy” nel giro di un paio di mesi, durante l’estate del 1863. Aveva allora settantun’anni e i suoi “dialoghi” col Padreterno – intrisi di ironia, devozione e paura – si facevano sempre più serrati. La “Messe” non è un lavoro su commissione, non appare destinata al grande pubblico; è evidente, invece, un impianto cameristico, destinato a sostenere un tono intimo, confidenziale, come di chi si confessi con pochi amici fidati. La contraddizione del titolo – “Petite” e “Solemnelle” – è solo apparente: la messa è solenne, perchè utilizza tutto il testo liturgico, impiega solisti e coro ed è ampiamente sviluppata; ed è piccola, perchè si serve di un limitato numero di esecutori. Articolata secondo le tradizionali sezioni dell’ordinarium della messa cattolica, l’opera ci regala, in più, un “Preludio religioso” (pagina solo strumentale da eseguire al pianoforte o all’harmonium durante l’offertorio, nella quale la frequentazione Bachiana di Rossini ha modo di farsi notare) e il mottetto “O Salutaris Hostia”, per soprano, inserito tra il Sanctus e l’Agnus Dei. La suddivisione dei brani solistici è equilibrata: contralto, tenore e basso ne hanno uno ciascuno, mentre il soprano ne ha due (ma uno di essi, come detto, è fuori dall’ordinario): ci sono nel Gloria due numeri d’insieme: un terzetto per contralto, tenore e basso e un duetto per soprano e contralto. A testimonianza del rapporto vero ed intenso che Rossini instaurò con il pianoforte nei suoi ultimi anni (e a dispetto dell’autoironica definizione che dava di se stesso: “un pianista di quart’ordine”) la Petite Messe Solemnelle riserva allo strumento un ruolo di assoluta evidenza.