Joan Cererols (1618-1680)
Villancico “Ahi qué dolor” a 5 voci
Missa pro defunctis a 7 voci
- Introitus: Requiem aeternam
- Psalmus LXIC: Te decet
- Kyrie
- Graduale: Requiem aeternam
- Sequentia: Dies irae
- Offertorium: Domine Jesu Christe
- Sanctus
- Responsorium: Hei mihi
- Agnus Dei
- Communio: Lux aeterna
- Responsorium: Libera me
- Kyrie (daccapo)
La figura di Joan Cererols (1618-1676) è oggi poco conosciuta, nell’attuale fervore di riscoperta dei compositori europei tra rinascimento e barocco, sebbene questo autore più di altri meriterebbe l’attenzione del pubblico. Cantore a Montserrat, divenne benedettino nel 1636. Formatosi nella cantoria di Montserrat. sia come strumentista, sia come compositore, ne divenne successivamente il maestro per trent’anni. La sua produzione musicale tocca quasi tutte le forme della musica sacra alla quale viene piegata anche la forma del villancico. Ciò che maggiormente colpisce l’ascoltatore moderno è la cantabilità appassionata con cui quest’autore, lontano dal distacco del contrappuntista. riesce a trattare i testi liturgici. Questo aspetto è particolarmente forte nel villancico Ahi que dolor, il cui incipit è sorprendentemente ripreso, attraverso relazioni non facili da spiegare, nell’inizio della Passione secondo Matteo di Johann Sebastian Bach. Nella Missa pro defunctis a sette voci in due cori, la sequenza del Dies Irae è strutturata su un basso di passacaglia che conferisce un appassionato andamento danzante ad un testo tremendo e minaccioso, mentre in episodi come l’Offertorio e il Sanctus il maestro catalano dimostra rara sapienza nell’alternare la pienezza armonica delle voci con episodi in cui l’assottigliamento del tessuto vocale crea continui contrasti. Si può affermare che quest’autore, per la sapienza della composizione e la forza emotiva del cantabile, va considerato tra i più interessanti del secolo XVII.