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lunedì, Luglio 24, 2017
Programmi

Tomas Luis De Victoria
(1548-1611)

Officium defunctorum sex vocibus In Obitu et Obsequiis Sacrae Imperatricis (1605)

 

Officium defunctorum

  • Lectio II: Taedet animam meam

Missa pro Defunctis

  • Introitus: Requiem aeternam
  • Kyrie
  • Epistola
  • Graduale: Requiem aeternam
  • Tractus: Absolve, Domine
  • Sequentia: Dies irae
  • Evangelium
  • Offertorium: Domine Jesu Christe
  • Praefatio
  • Sanctus
  • Benedictus
  • Agnus Dei
  • Communio: Lux aeterna
  • Motectum: Versa est in luctum
  • Ad absolutionem post Missam
  • Responsorium: Libera me, Domine
  • Antiphona: In paradisum

Requiem per un’imperatrice

L’imperatrice vedova, Maria d’Austria, figlia dell’imperatore Carlo V, sorella di Filippo II re di Spagna e moglie dell’imperatore Massimiliano II, morì a Madrid il 26 febbraio 1603. Durante le esequie reali, “…le più suntuose e solenni che vi siano mai state in Spagna…” (dal resoconto ufficiale dell’evento), furono eseguite le musiche polifoniche di Victoria.
Tomas Luis De Victoria, dopo 22 anni trascorsi a Roma, (nel 1571 succede al Palestrina come maestro di Cappella del Seminario Romano e nel 1575 riceve gli ordini religiosi), rientra in Spagna al servizio dell’imperatrice vedova Maria d’Austria, quale maestro di capilla e suo cappellano. Victoria in quegli anni cercava, come scrive in una sua dedicatoria “…di poter ricomporre l’anima mia in contemplazione come si addice ad un sacerdote…”.
La morte della colta e raffinata imperatrice, vera donna del rinascimento, cultrice della musica, è l’occasione per la nascita della sua ultima fatica di compositore, l’ Officium Defunctoirum, il principale monumento della polifonia religiosa spagnola.
L’Officium è a sei voci. Al Cactus II° è affidata la melodia liturgica gregoriana, e di particolare interesse, nella presente ricostruzione, il recupero delle melodie gregoriane che si alternano alle sezioni polifoniche. I brani in canto gregoriano, sui quali Victoria non interviene, sono: il trattoAbsolve Domine, canto per sua natura solistico, e la sequenza Dies irae, una delle cinque rimaste nel messale dopo la riforma tridentina. A questi si aggiungono in canti dell’Epistola e dell’Evangelium e il Prefatio.
Il mottetto Versa est in luctum che non rientra tra i testi liturgici, Victoria lo colloca, come omaggio affettivo, tra la fine della Messa e l’inizio dell’orazione funebre.
Convinto assertore della suprema dignità della polifonia religiosa, come altri compositori iberici del secolo d’oro, Victoria evitò di scrivere musica profana e bandì l’uso di mezzi compositivi contaminati con l’arte musicale profana. La polifonia religiosa casigliana del secolo d’oro, culminanta nell’opera di Victoria, riesce così a raggiungere livelli di spiritualità e misticismo non riscontrabili nelle altre scuole europee.

Officium Hebdomadae Sanctae IN PASSIONE DOMINI

  • Incipit lamentatio. Lectio prima
  • Animam meam responsorium
  • Amicus meus responsorium
  • Jod. Manum suam. Lectio tertia
  • Aestimatus sum responsorium
  • Eram quasi agnus responsorium
  • O vos omnes responsorium
  • Ecce quomodo responsorium
  • Incipit orati. Lectio tertia
  • Caligaverunt responsorium
  • Vere languores motectum
  • Popule meus improperia

Tomas Luis de Victoria non scrisse una sola nota di musica profana e, religiosamente ispirato dell’arte propria, lo stesso compositore spagnolo si esprime ripetutamente nelle dediche dei suoi canti a pontefici e sovrani: “è soprattutto nelle musiche sacre ed ecclesiastiche verso cui son portato per naturale istinto da numerosi anni…ch’io mi consacro e lavoro non senza fortuna…uomini cattivi e depravati usano della musica come di un’eccitante per tuffarsi nelle delizie della terra, invece che sollevarsi beatamente per sua intercessione fino a Dio, unicamente per ottenere che la modulazione delle voci – e intendo l’arte del canto – sia esclusivamente dedicata al fine pel quale fu da principio inventata e cioè “Deo optimo clarissimo laudibusque suis”. Di carattere decisamente spagnolo nel più ampio senso culturale, l’Officium Hebdomadae Sancte occupa nella musica cattolica un posto analogo a quello delle Passioni di J. S. Bach nella chiesa luterana. In quest’opera l’autore dimostra di saper applicare una vasta gamma di colori e di interpretare il ritmo interno del testo liturgico seguendone da vicino ogni sfumatura. Siamo di fronte ad un’opera concisa, concentrata dove vengono usate molte raffinatezze contrappuntistiche per raggiungere il maggior senso spirituale, mistico. L’ascetismo palestriniano, non privo di ardore virile e profondamente espressivo, aveva fatto scuola al Victoria e in quest’opera troviamo un grande esempio di equilibrio liturgico e musicale tra canto e polifonia.

Missa pro defunctis 7 v. (Excerpt) Ahi que dolor (excpert)